POLIFONIE
Le donne a Venezia nell’età di Moderata Fonte
(seconda metà del secolo XVI)
Saggio
Prefazione di Federica Ambrosini,
Padova, Cleup, 2011
Il saggio è corredato di illustrazioni.
In copertina: Abraham de Bruyn, Omnium pene Europae, Asiae, Aphricae atque Americae gentium habitus, Anversa, 1581, tav. 31.
Il libro è dedicato alla memoria della madre dell’autrice, insegnante Anna Arciero
Maria Paola Fiorensoli, Giuria del Premio “Il paese delle donne”, edizione 2011. Relazione per l’assegnazione del primo premio della sezione Saggistica a Polifonie di Daria Martelli.
Il primo approccio al saggio Polifonie di Daria Martelli potrebbe intimorire. Seicentocinquantatré pagine comprensive di cinquantasette di bibliografia e centinaia di note, che vanno dal semplice rimando al testo a dei veri estratti, come la n. 18 del cap. XIV, sui lasciti testamentari di “vitalizi per le figlie destinate al nubilato a vita” nei secoli XV e XVI.
Corollario all’accurato corpo saggistico – nemmeno eccessivo per i tanti e vasti temi affrontati e la volontà di recupero e di divulgazione – è la Bibliografia, con “Inediti” attraenti quali l’Indice per nome di donna dei matrimoni dei patrizi veneti e Genealogie delle famiglie venete ascritte alla cittadinanza originaria. Tra gli “Editi”, La dogaressa di Venezia, in cui P. G. Molmenti copre l’intera genealogia delle dogaresse, dall’arrivo in Laguna per sfuggire agli Unni al funerale dell’ultima, in vesti d’oro (1797). Non meno sontuosa, in abito azzurro e manto rosso, appare la prima figura di dogaressa, incoronata, nel mosaico del trasporto della salma dell’Evangelista sul prospetto della chiesa di San Marco.
Dedicato alla madre dell’Autrice, Anna Arciero, Polifonie ha preziose illustrazioni: il ritratto di Moderata Fonte; incisioni di Esemplario di lavori che insegna alle donne il modo e l’ordine di lavorare di Guadagnino (1530) e di Habiti d’huomeni et donne venetiane di Giacomo Franco (1610), e orna la copertina con una tavola dell’Omnium pene Europae, Asiae, Aphricae atque Americae gentium habitus di Abraham de Bruyn, con quattro figure femminili, i corpi ingioiellati, irrigiditi: la “Postribula” con ampia scollatura; la “Dogaressa” con cappello a punta; la “matrona veneta” dal velo a conchiglia e la “virgo veneta”, velata.
Due delle sette donne de Il Merito delle donne sono “donzelle”, ci ricorda l’Autrice, cioè ragazze dai 12 ai 17 anni, che in attesa dei destini matrimoniali o monastici, non prescelti, vivevano nel “limbo invisibile” della segregazione fisica e mentale, conventuale o domestica, ricevendo “un condizionamento precoce e irreversibile” che le rendeva “ignorantissime, besse, credule, superstiziose e infermicce come le donne dei serragli” (Fabio Mutinelli), poiché la mancanza di stimoli “intorpidisce l’ingegno più acuto e infiacchisce il corpo più robusto”.
La nullità imposta alle “oneste” favoriva “l’affermarsi delle cortigiane sulla scena sociale” e l’Autrice nota che costoro, “le più libere, adottassero, come mezzo di adescamento, il fazzuolo delle donzelle, le donne più represse, un vezzo inutilmente proibito dalle leggi”. Un esempio di come Daria Martelli utilizzi la microstoria per il suo macroscopico affresco della società veneziana femminile, vivente Moderata Fonte (1555-1592), nell’età particolarmente effervescente e lussuosa delle “dogaresse” Zilia Dandolo Priuli, Loredana Marcello Mocenigo, Cecilia Contarini Venier, che Cerimoniali I (1464-1592) ritraggono in abiti di lusso e di lutto, con i loro stemmi.
Epicentro della vita intellettuale e letteraria, Venezia contava in Moderata Fonte, Lucrezia Marinelli e suor Arcangela Tarabotti un trio formidabile, antesignano della querelle coinvolgente gli ambienti europei elitari, laici ed ecclesiastici.
Il merito delle donne di Moderata Fonte, pubblicato postumo da D. Imberti (1600), è il più celebre ma non l’unico esempio dell’intellettualità femminile che abbia o no lasciato tracce scritte e che queste siano sopravvissute alla cancellazione. Di quelle autrici, ricorda Daria Martelli, qualcosa si rintraccia nelle raccolte poetiche, nell’antologia al femminile di Luisa Bergalli e nella tradizione erudita, ma tanto lavoro va fatto “non solo per pietas” verso donne “che non riuscirono nell’impresa troppo ardua di lasciare un segno di sé, già in tale tentativo rivelando molto della loro personalità”, ma per testimoniare l’esistenza di una parola femminile che si espresse in tutti i modi possibili e che “rappresentò un fenomeno sociale che contribuisce a caratterizzare il periodo storico.”
Polifonie allude, nel titolo, alla coralità delle voci chiamate a riscrivere la storia della Serenissima, trasgredendo l’ordine e l’abitudine al silenzio. La stessa Moderata Fonte, appassionata nella difesa del proprio sesso, “nomina molti letterati contemporanei […] e tace sulle letterate, anche veneziane, sia nel Floridoro sia, cosa ancora più sorprendente, nel Merito, dove pure vuole addurre esempi di donne soggetto di scrittura, non solo oggetto di rappresentazione”.
Mai come in questo caso per il saggio di Daria Martelli è valida la metafora dei rivoli e dei canaletti in cui scorrono le vite, le azioni, mai trascurabili e accessorie, le relazioni cui sono preposte le donne e delle donne tra loro (es. Praticare tra donne; Dire il mondo; I saperi delle donne).
Sottolinea Federica Ambrosini, nella Prefazione, come l’Autrice sia consapevole “dell’impossibilità di scoprire la realtà del vissuto femminile senza riservare adeguata attenzione alla pratica di vita, determinata dalla consuetudine o dalla tradizione, a Venezia particolarmente forte” e che “spesso non corrispondeva alla teoria, al dettato della legge, alla norma codificata.”
La Serenissima, per molti versi faro di libertà e liberalità, non lasciava che la sua luce si riflettesse completamente anche sulle donne, incrocio esse stesse di culture.
Una città indagata con amore in bellissimi capitoli che coprono ogni aspetto della vita biologica, riproduttiva, domestica, lavorativa, artigianale, caritativa delle Veneziane, di cui si narrano le credenze, le pratiche magiche, i processi per stregoneria, il meretricio, il matrimonio, la monacazione e quant’altro tramite documentazione originale e fonti diversificate, cosicché, nel biografare la straordinaria Moderata Fonte nel suo tempo, l’Autrice ha prodotto un libro eccellente, che costituisce una “fonte primaria di conoscenza”; come il Merito.