Interventi
In margine alla polemica provocata dalla dichiarazione del direttore della Libreria Feltrinelli di Bologna, in un’intervista pubblicata su La Repubblica del 15 dicembre 2015.
Il direttore Marco Bonassi, un uomo che vive tra i libri e di libri, parlando in veste di consulente culturale per i clienti della Libreria, esclude le autrici dalla lista di autori, dieci di narrativa e dieci di saggistica, che consiglia (“Scelti per voi”), perché sono “magari dimenticati, ma hanno valore”. E, poiché la giornalista Brunella Torresin rileva l’esclusione, confessa: “Di autrici non ne leggo molte. E non volevo barare né fare il politicamente corretto”.
Dunque, secondo lui, leggere le autrici e consigliarle ai clienti sarebbe nient’altro che un ipocrita ossequio al “politicamente corretto”, in quanto le opere delle donne non possono veramente “avere valore”, essere originali e interessanti.
La dichiarazione non stupisce. È noto che gli uomini, salvo lodevoli eccezioni, per lo più non leggono i libri scritti dalle donne, né le opere narrative né i saggi. Al contrario le donne da sempre leggono quelli scritti dagli uomini. La scuola, per i suoi programmi tradizionalmente “al maschile”, ha certo la sua responsabilità nel condizionare la scelta delle letture per tutta la vita.
La svalutazione della creatività femminile rientra in quella di tutta la persona femminile e ha radici antiche. E non bastano le recenti leggi di parità a sradicare millenari pregiudizi sessisti. L’episodio riportato dalla cronaca richiama sorprendentemente quello che scrive Lucrezia Marinelli nel Seicento e che ho riportato in appendice al mio saggio Scrittrice o scrittore? Una ricerca di genere sulla creatività letteraria. I “maschi saputi” si rifiutavano di leggere le opere femminili, o le svalutavano, o le attribuivano a una mano maschile, convinti che solo gli uomini fossero dotati di “senno e dottrina”. Allora tutti lo dicevano espressamente, senza timore di contestazioni. Oggi molti lo pensano, anche se pochi lo dicono, ritenendosi anticonformisti per la loro arroganza maschilista.
La condizione delle scrittrici è connessa a quella di tutte le donne, e la rivoluzione culturale degli anni settanta, soprattutto quel nuovo umanesimo che è stato il femminismo hanno agito profondamente nella società e nella cultura, provocando un cambiamento epocale, anche se ancora molti sono i residui del patriarcato che permangono. Anche in questo recente episodio di cronaca si notano i cambiamenti culturali. Ancora qualche decennio fa l’assenza delle autrici dalla lista di autori consigliati non sarebbe stata avvertita, nascosta dalla concezione del maschile come neutro universale: gli scrittori maschi erano accettati acriticamente come i rappresentanti di tutta la letteratura. Il fatto stesso che oggi la giornalista della Repubblica l’abbia rilevata mostra una nuova coscienza di genere. E una nuova coscienza di genere mostra la reazione indignata delle donne intellettuali, e anche di qualche uomo.
Oggi le scrittrici hanno una condizione certamente più favorevole rispetto ai decenni precedenti: se non sono lette dagli uomini, possono però contare su un numeroso pubblico di lettrici, interessate alla nuova ottica femminile, che sono la maggioranza delle persone che leggono abitualmente, i cosiddetti “lettori forti”. Inoltre le scrittrici sono favorite dal consolidarsi di una nuova critica letteraria al femminile e da un’organizzazione culturale promossa dalle molte donne impegnate in questo campo.
Bisogna cercare di coinvolgere nella nuova cultura al femminile gli uomini che abbiano gli strumenti culturali adeguati, una cultura nella quale le donne del nostro tempo si riconoscono e con la quale si formano. Altrimenti al rapido progresso della parte femminile corrisponde l’arretratezza di quella maschile, e si aggrava l’incomprensione tra i due generi. Regaliamo agli uomini le opere al femminile, il regalo più intelligente. E soprattutto parliamone insieme.
Cfr. Maria Pia Codato, Intervista con Daria Martelli, “Regalare agli uomini libri scritti dalle donne. Provocazione. Daria Martelli suggerisce di coinvolgere l’altro sesso nella cultura di genere: il rischio è l’incomprensione”, Il Gazzettino, Padova Eventi, 27 dicembre 2015.
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