LE STREGHE
Dramma,
Prefazione di Carlo Vallauri,
Introduzione dell’autrice,
Relazione di Fabrizio Rafanelli, componente della giuria del Premio Nazionale Vallecorsi per il teatro XXXI Edizione,
Nota di regia del regista Filippo Crispo, per la messinscena di Teatro Orazero in collaborazione con Venetoteatro, 1990,
Bozzetto di scena di Maurizio Berti,
Abano Terme PD, Piovan editore, 1990
(seconda edizione ampliata).
Fabrizio Rafanelli,
membro della giuria del Premio Nazionale Vallecorsi per il Teatro, XXXI Edizione, per testi inviati anonimi.
Dalla relazione su Le streghe.
[…] Nel 1518, in un paese della Valcamonica, una ragazza molto giovane non pensa ad avere una vita come le altre, non vuole sposarsi, è inquieta, come è inquieta l’atmosfera della valle. Si parla di stregoneria: il parroco legge una bolla di papa Innocenzo VIII appunto contro la stregoneria. Deve essere combattuta ed eliminata, eliminando le sospette streghe, delle quali si teme soprattutto l’oscura influenza che hanno sulle anime semplici dei valligiani, quando ricorrono per aiuto a loro piuttosto che alla medicina ufficiale ed al parroco. La gente va volentieri nel bosco, ma di nascosto: ha bisogno della loro naturale sapienza e della loro disponibilità ad aiutare chiunque chieda soccorso. Tre di queste donne vengono arrestate assieme alla giovane Caterina, che frequentandole ha conquistato una più tranquilla consapevolezza e soprattutto per sé una semplice ma scoperta dignità che la espone al sospetto dei paesani ed alle loro cattiverie. Dopo uno dei ben noti e quasi ridicoli processi viene condannata e arsa insieme a loro.
Il valore e la dignità di questo testo non consistono soltanto nella notevole originalità con la quale è costruita la vicenda. Il valore e la dignità prendono evidenza proprio dalle intenzioni e dal modo con il quale viene presentata la storia di queste donne e di tutte le donne che condivisero il loro destino. Queste loro storie divengono lentamente ma sicuramente la storia delle donne di tutti i tempi, che non hanno neppure oggi completamente realizzato il diritto ad occupare nella società lo spazio che loro compete. Le intenzioni nell’opera della Martelli, se pur scoperte, sono apprezzabili proprio perché sommesse, non invadenti e perciò tanto più persuasive. Soprattutto perché sono sorrette da una robusta drammaturgia con personaggi a tutto tondo e credibili, perché ricchi di verità. Ci piace ancora sottolineare l’uso accorto che la Martelli fa dei valligiani, quasi sempre presentati come un coro parlato che nelle mani di un regista esperto può prendere un singolare rilievo. […]