
Teatro
In scena per far riflettere
Padova, Cleup, 2020
Parte prima: Scritti sul teatro
Parte seconda: Testi teatrali
In copertina:
Sul palcoscenico del Teatro Verdi di Padova, la scenografia di Maurizio Berti per la messinscena del dramma di Daria Martelli, Le streghe, nell’allestimento di Teatro Orazero in collaborazione con Venetoteatro, regia di Filippo Crispo.
Il libro è dedicato alla memoria della madre dell’autrice
insegnante Anna Arciero.
Lucia Zaramella, Recensione, Pagine giovani, Rivista del Gruppo di Servizio per la Letteratura Giovanile, n. 1 gennaio- aprile 2021.
Daria Martelli, Teatro. In scena per far riflettere, Cleup, Padova, 2020.
Interessante e illuminante è la prima parte del volume, in cui Martelli si racconta come Autrice drammatica e descrive «la sua scena»: tutto il percorso che la precede e l’accompagna.
Sono pagine che chiariscono la potenza simbolica della parola e la sua efficacia comunicativa, lo spazio e la contestualizzazione storica dell’opera teatrale. Nei suoi lavori scenografie e azioni sono ridotte, il suo è un «teatro di parola», che si propone come mezzo di riflessione e di critica, in antitesi con un certo teatro di evasione. Frutto anche di un lavoro di ricerca storica, il suo teatro pone l’attenzione su varie tematiche: gli stereotipi di genere; un progresso cieco, incontrollato, non rispettoso dell’ambiente, e causa di disastri; un perbenismo cinico, che «gioca» su una finta normalità; la mancanza di solidarietà sociale; i fondamentali interrogativi sul senso del vivere.
Nella seconda parte dell’opera sono raccolte quattordici pièces che appartengono a un ampio arco temporale.
Alla scuola è dedicata la commedia in tre atti Fàrid, nata dall’esperienza prima di alunna della vecchia scuola nozionistica e autoritaria, e poi di insegnante negli anni della contestazione, ma anche dei grandi sogni, dell’auspicata nascita di un nuovo patto educativo. È una sarcastica critica alla scuola che si riduce a protocolli, regolamenti, norme che si contraddicono, questioni di valutazione obiettiva, perdendo di vista la persona dell’alunno. Al quadro desolante di una scuola rappresentata nei primi due atti, si contrappone, nell’ultimo, la confortante apertura su una scuola altra, di cui si coglie la possibilità di realizzazione. La scena non si svolge nell’edificio deputato, ma all’aperto, metafora non tanto di spazi nuovi, quanto piuttosto di apertura culturale e intellettuale. Si intravede un nuovo patto tra insegnante, alunni e alunne basato sul dialogo, che diventa incontro, possibilità di esprimere liberamente e creativamente le proprie potenzialità. La domanda sottesa è: quale modello di scuola, istituzione fondamentale della società, attuare? Che ruolo riservare in essa al teatro? L’A. auspica che quest’ultimo entri a pieno titolo nelle scuole superiori, come attività formativa, esperienza diretta di drammatizzazione e non solo studio teorico in sede di storia della letteratura. La rappresentazione teatrale diventa esperienza collettiva, elaborazione emotiva del vissuto e percorso educativo. In questo senso va ricondotta l’interessante esperienza fatta anni fa da allievi e allieve delle scuole secondarie e delle scuole di teatro, attraverso il suo dramma Le streghe (Premio di Teatro «Vallecorsi»)