POLIFONIE
Le donne a Venezia nell’età di Moderata Fonte
(seconda metà del secolo XVI)
Saggio
Prefazione di Federica Ambrosini,
Padova, Cleup, 2011
Il saggio è corredato di illustrazioni.
In copertina: Abraham de Bruyn, Omnium pene Europae, Asiae, Aphricae atque Americae gentium habitus, Anversa, 1581, tav. 31.
Il libro è dedicato alla memoria della madre dell’autrice, insegnante Anna Arciero
Federica Ambrosini (Università di Padova),
Prefazione a Polifonie. Le donne a Venezia nell’età di Moderata Fonte (seconda metà del XVI secolo), Cleup, 2011.
Insieme a Lucrezia Marinelli e Arcangela Tarabotti, le altre due componenti la triade delle cosiddette “scrittrici femministe” attive a Venezia tra l’ultimo scorcio del XVI e la metà del XVII secolo, Moderata Fonte (Modesta da Pozzo) portò un contributo originale al dibattito sulla natura e sulla condizione femminile noto come querelle des femmes, che coinvolse numerosi intellettuali dell’Europa cinque-seicentesca. La polemica delle tre letterate veneziane contro il ruolo subalterno riservato alle donne in una società patriarcale come quella della Repubblica marciana trovò espressione in pagine intrise di pungente ironia e, nel caso della monaca forzata suor Arcangela, anche di amaro e dolente sarcasmo. Negli ultimi decenni la produzione letteraria e le vicende biografiche delle tre scrittrici sono state oggetto di attenzione sempre crescente da parte degli storici della letteratura e della storia sociale e di genere. In questo filone si inserisce Polifonie. Già autrice nel 1989 di una pièce teatrale ispirata alla vita di Moderata Fonte e nel 1993 di un profilo biografico della scrittrice, ripreso in versione più ampia nella terza parte del presente volume, Daria Martelli corona con questa monografia un pluridecennale, meticoloso e appassionato lavoro di ricerca e di riflessione sulla letterata cinquecentesca. Il libro, concepito come commento storico-sociale alla vita e alle opere di Moderata Fonte, trae spunto dal Merito delle donne per delineare un quadro d’insieme della condizione femminile nella Venezia tardorinascimentale, analizzandola nelle sue molteplici sfaccettature. Proprio al carattere multiforme e variegato del mondo femminile veneziano vuole alludere la metafora musicale del titolo, riferibile altresì alla complessità delle relazioni di genere in un ambiente dominato, certo, da una cultura patriarcale di orientamento tradizionalmente misogino, eppure aperto a voci e comportamenti non convenzionali come le prime rivendicazioni dei diritti femminili, avanzate da donne coraggiose ma anche,
talvolta, da uomini anticonformisti. È un mondo, quello delle donne veneziane, tuttora immerso nella semioscurità, sebbene a molte persone di media cultura esso possa apparire terreno ben noto, addirittura familiare. Ma ciò che si crede di conoscere è soltanto la pseudo-storica Venezia al femminile – medievale, rinascimentale o settecentesca, a seconda dei casi – impressa nell’immaginario del pubblico italiano e straniero da una vasta produzione letteraria, cinematografica e televisiva divulgatrice dei più banali e spesso infondati stereotipi, e basata su una pittoresca quanto fantasiosa aneddotica anziché su solidi fondamenti scientifici.
Un serio lavoro di ricerca in questo settore non è tuttavia semplice, né agevole. La scarsità, la frammentarietà, la reticenza delle fonti, anche relative alle donne di ceto patrizio, spiegano come mai manchi, a tutt’oggi, uno studio che ricostruisca la vita femminile veneziana nella “lunga durata”,
dalle prime origini della comunità lagunare alla fine della Repubblica aristocratica. L’impegnativo lavoro di Daria Martelli può considerarsi la prima tessera di questo ipotetico quanto auspicato mosaico, colmando validamente la lacuna per ciò che riguarda il secolo XVI. Il merito delle donne è la fonte, ricchissima sebbene non del tutto esaustiva (non pochi sono, infatti, i silenzi della polemista cinquecentesca su aspetti tutt’altro che secondari della condizione femminile del suo tempo) dalla quale l’Autrice prende le mosse per la sua indagine a tutto campo, condotta, oltre che su coeve opere letterarie tra le quali vengono naturalmente privilegiate quelle di produzione femminile, su documentazione d’archivio e su una vastissima bibliografia. Dove mancano le fonti vengono poste domande, destinate spesso a restare senza risposta, sulle conseguenze o sul significato che certe prassi potevano avere per le donne. Il riferimento alla prassi non è casuale. L’Autrice infatti è ben consapevole dell’impossibilità di scoprire la realtà del vissuto femminile senza riservare adeguata attenzione alla pratica di vita, determinata dalla consuetudine o dalla tradizione, a Venezia particolarmente forte; una pratica che spesso – come non si stanca di ricordare un fine studioso dei rapporti di genere nel patriziato veneziano quattrocentesco quale Stanley Chojnacki – non corrispondeva alla teoria, al dettato della legge, alla norma codificata.
Sebbene condotta con rigore scientifico, la monografia di Daria Martelli non è destinata a un pubblico accademico; al contrario, è stata concepita per lettori non specialisti, in particolare per insegnanti desiderosi di non limitare la didattica della storia ai programmi tradizionali. Rispondono a questo scopo lo stile chiaro e scorrevole e i frequenti richiami a problemi e dibattiti attuali. Molte note segnalano la persistenza o la sopravvivenza in tempi posteriori, talvolta fino agli anni settanta del Novecento o addirittura fino ai nostri giorni, di certi aspetti sociali relativi alla condizione femminile (leggi, valori, stereotipi, “quadri mentali”, condizionamenti psichici), o l’analogia, a questo proposito, tra fenomeni del passato e fenomeni odierni. Soprattutto per la condizione femminile è vero quello che scrive Fernand Braudel: “Ogni «attualità» racchiude dei movimenti di origine e ritmo diversi: il tempo di oggi risale nel contempo a ieri, ad un passato più lontano e ad uno remotissimo. […] Passato e presente si illuminano a vicenda.”