
SCRITTRICE O SCRITTORE?
Una ricerca di genere sulla creatività letteraria
Saggio
Prefazione di Gabriella Imperatori
Padova, Cleup, 2015
In copertina:
I segreti dell’anima. Scultura di Romeo Sandrin.
Il libro è dedicato alla memoria della madre dell’autrice, insegnante Anna Arciero
In Appendice:
Interviste con Gina Lagorio, Francesca Duranti, Grazia Livi, Carla Cerati, Giuliana Berlinguer, Paolo Ruffilli.
La condizione della scrittrice nel Seicento. Lucrezia Marinelli, Essortationi alle donne et a gli altri, se a loro saranno a grado, 1645, Capitolo II.
Sabrina Di Napoli,
“Scrittrice o scrittore? Una ricerca di genere di Daria Martelli: consapevolezza contro il pregiudizio”, 11 gennaio 2016
http://sabrinadinapoli.ilcannocchiale.it/2016/01/11/scrittrice_o_scrittore
Sono i primi di dicembre quando sulle pagine di Repubblica il direttore della Feltrinelli di Bologna non inserisce nemmeno un libro scritto da una donna nei primi dieci titoli importanti consigliati. Scoppia una polemica e il soggetto con serenità rivela: “Non volevo barare.” Pochi giorni dopo Il fatto quotidiano riporta la notizia così: “Tra i classici consigliati dalla libreria non ci sono titoli di autrici. Marco Bonassi, in un’intervista a Repubblica Bologna, ha ammesso che non sono tra le sue letture preferite: «Non volevo barare né fare il politicamente corretto». Critiche dal mondo della cultura, da Grazia Verasani a Loredana Lipperini. Il giallista Maurizio De Giovanni: “Mentecatto, non presenterò mai più nella mia vita un libro in quella sede.”
Visito internet. Qualche blogger scrive che in fondo va bene così. Cosa c’è di scandaloso se un direttore di libreria maschio (ma potrebbe pure essere femmina) dichiara pubblicamente che non legge libri scritti da donne?
Vale la pena di spiegarlo. Cara blogger, c’è che lui in una dichiarazione di questo genere esprime un giudizio di valore. Un direttore è un tecnico, ergo, tecnicamente, leggere pochi libri di donne significa nei fatti dire che hanno meno valore “tecnico”. Non è solo una questione di gusti rispetto a un’opera d’arte, perché un libro non è un quadro, per esprimere un’opinione devi leggerlo. Se non lo leggi non puoi recensirlo. E inserirlo nella classifica al suo meritato posto, qualora sia degno.
Quindi lo scandalo riguarda il pregiudizio. Questo è il tema che ci troviamo ad affrontare.
Mercoledì presenterò a Padova con l’autrice e con la giornalista Flavia Randi il libro di Daria Martelli che ha affrontato con una ricerca questo tema. Il libro (ed. Cleup) è uscito in settembre 2015.
Avevo deciso di presentare il libro che tratta il tema “scrittrice o scrittore?” prima che uscisse la questione dello scandalo. Esplorare il mondo della creatività è sempre avvincente. Lo fa, con passione e competenza, l’autrice, che con una ricerca estrinseca una questione di genere, ponendosi la domanda: “Scrittrice o scrittore?” L’osservazione è acuta e porta consapevolezza. Direste mai, ad esempio, che la creatività appartiene di più all’uomo che alla donna? Consapevolmente, ritrovereste in voi stessi la ritrosia a comprare il dipinto di una donna, perché il vero artista – nell’immaginario culturale pre-giudicato – è solo maschio? No, non credo che lo fareste, eppure che nell’arte creativa prevale il genere maschile è un fatto. Anche tra gli chef stellati, per dire. Riguardo al problema culturale che nel settore della scrittura favorisce il maschio, restiamo sbigottiti da quanto ci confermano le parole di quel direttore, quasi al punto da poter parlare di “misoginia della cultura”.
Ci racconta l’autrice che un critico nel lodare Elsa Morante ne recensì l’opera dicendo di lei: ”Scrive come un uomo”. Elevando l’arte di Morante all’arte del maschio, di fatto esclude la possibilità che una donna in quanto donna possa essere una grande scrittrice. Quella diventa la pietra di paragone. Perché è importante che ciò avvenga in campo culturale? Perché è attraverso la cultura che assimiliamo modelli innovativi, utili a sconfiggere i pregiudizi. Quindi se il pregiudizio è culturale, la partita è persa a priori.
La cultura in questo senso è quella che impone i ruoli. Se l’uomo lavora, la donna lavora fuori e dentro casa. Se l’uomo è un artista, la donna brava artista eguaglia l’arte di un uomo.
“Scrive come un uomo”. Un’altra frase che imperava in gruppi intellettuali maschili era: “Davanti a un’opera di una donna si sente odore di mestruazioni.”
Forse più in ritardo rispetto ad altri ambienti, il riconoscimento di una pari dignità e grandezza nel caso di artiste sta arrivando a fare capolino.
Forse essere consapevoli che esiste un monopolio culturale anche nell’arte, spettante all’uomo in quanto maschio, può aiutarci a superare una questione di genere molto delicata. Siamo tanto indietro che basta un attimo per tornarci del tutto. Per questo occorre spingere su cose che ci sembra assurdo dover ancora specificare, perché nella banalizzazione e nella spontaneità – come nelle dichiarazioni del direttore, tanto inconsapevole quanto superficiale, che toccano una questione molto importante per l’evoluzione sociale e il superamento dei ruoli imposti alla donna – esiste tutto il retaggio culturale machista, che troviamo ancora ovunque nella nostra società. E che spesso nemmeno la donna è in grado di riconoscere.